lunedì 12 novembre 2012

Legambiente su centrale termoelettrica di Monfalcone

Oggi sul Piccolo intervento del Presidente di legambiente sulla riconversione della centrale termoelettrica.


Legambiente pronta allo scontro con A2A sul “tutto carbone”


 Per i vertici nazionali dell’associazione «non esistono fonti pulite di origine fossile. «Si ignorano le direttive Ue»

SUL FUTURO DELLA CENTRALE  IN CAMPO IL PRESIDENTE COGLIATI DEZZA

 Legambiente è pronta a dare battaglia alla riconversione a “tutto carbone”, verde o non verde che sia, della centrale termoelettrica A2A di Monfalcone, ipotizzata dai vertici della società. E lo farà a tutti i livelli: quello locale, già impegnato da anni su questo fronte, fino ai massimi vertici.
Tanto da coinvolgere lo stesso presidente nazionale dell’associazione ambientalista, Vittorio Cogliati Dezza, nel Friuli Venezia Giulia sabato scorso per una riunione del direttivo regionale dell’associazione ambientalista, il cui intervento non ha lasciato spazio a possibili margini di trattativa. Difficile, del resto, che potesse essere diversamente, visto l’impegno portato avanti da Legambiente per l’utilizzo delle energie rinnovabili, a iniziare dalla diffusione del fotovoltaico “casalingo”, e una riduzione invece delle fonti di origine fossile, oltre che del nucleare. E nemmeno la volontà dichiarata da A2A di realizzare un progetto rispettoso per l’ambiente per l’impianto termoelettrico di Monfalcone, il più grande della regione, convince quindi l’associazione ambientalista. «La questione di fondo è che non esiste carbone pulito - afferma il presidente nazionale di Legambiente - e non esistono tecnologie in grado di risolvere del tutto il problema dell’emissione di polveri sottili da parte degli impianti che utilizzano carbone e di evitare la produzione di Co2. E in ogni caso, se si facesse di tutto per raggiungere questi obiettivi, l’utilizzo del carbone diventerebbe diseconomico». Il progetto di A2A per Legambiente sembra quindi «assai poco compatibile» con l’impegno assunto dall’Italia con l’Unione europea per la riduzione dei quantitativi di anidride carbonica prodotti e immessi in atmosfera. «Il rispetto di questo impegno semplicemente non rende possibile la costruzione di altri impianti termoelettrici a carbone in Italia - afferma Vittorio Cogliati Dezza -. Il progetto è però anche in contraddizione con la nuova politica di sviluppo delineata dal ministro Passera, basata su un utilizzo delle fonti rinnovabili, l’aumento dell’efficienza energetica e, appunto, la riduzione della produzione di Co2». Il dato fondamentale, comunque, secondo il presidente nazionale di Legambiente, è un altro: la sovraproduzione di energia elettrica esistente al momento in Italia rispetto alla domanda. «Si tratta di 115mila megawatt l’anno contro una richiesta che nel 2007, ante-crisi, era di 57mila megawatt - dichiara -. Non a caso gli impianti a turbogas sono in difficoltà e non ce n’è bisogno di nuovi, anche perché le rinnovabili stanno già modificando il sistema». Legambiente non nasconde l’esistenza del problema occupazionale creato da questa situazione, che ritiene però affrontabile con la definizione di politiche a livello territoriale. Sul “tutto carbone” Legambiente è perciò pronta a dare battaglia. «Come abbiamo fatto a Porto Tolle e Vado Ligure - ricorda Vittorio Cogliati Dezza -. La preoccupazione dei cittadini questa volta è legittima, perché l’uso del carbone pone un problema anche di tipo sanitario e non solo ambientale». Come sottolinea il responsabile di Legambiente Monfalcone, Michele Tonzar, il presidente nazionale esprime le posizione di tutta l’associazione, «dal circolo, al regionale, al nazionale».
monfalcone@legambientefvg.it
www.legambientefvg.it
+39 328 3648063

1 commento:

  1. Scusatemi, ma Legambiente NON e' seria come organizzazione! Lasciate parlare una persona che e' professore di storia e filosofia,che non sa la differenza fra energia e potenza!
    E questo al di la' della pericolosita' della riconversione della centrale, che sicuramente e' un problema.

    Roberto

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